Leopoldo María Panero | 4 Nuove poesie ≋

Leopoldo María Panero (16 giugno 1948 – 5 marzo 2014) è stato un poeta spagnolo membro del movimento Novísimos, un movimento che raccolse le opere della maggior parte dei poeti più giovani e sperimentali del decennio degli anni Settanta. Ritenuto autore dell’opera più radicale della poesia spagnola contemporanea con oltre cinquanta pubblicazioni tra poesia, saggistica e narrativa, i suoi lavori sono stati inclusi in molte opere di storia letteraria, antologie e programmi accademici in tutta la Spagna. Gran parte del suo lavoro è considerato autobiografico.

Panero nacque a Madrid dal poeta Leopoldo Panero e da Felicidad Blanc, fratello del poeta Juan Luis Panero e di Michi Panero, frequentò filosofia all'Università Complutense di Madrid e filologia francese all'Università di Barcellona. Fin da giovane prese parte ai movimenti anti-franchisti. All'età di 16 anni si unì al Partito Comunista di Spagna. Panero venne arrestato e fu tenuto prigioniero per il suo coinvolgimento con il partito comunista. Durante questo brutto periodo, iniziò ad abusare di alcol ed eroina.

La sua vita venne travolta da un susseguirsi di violente esperienze, tentò il suicidio diverse volte mentre era in prigione. L'abuso di quelle sostanze dannose causarono al poeta terribili crisi di schizofrenia e paranoia, fu ricoverato per la prima volta in un ospedale psichiatrico negli anni '70 e in seguito fu ricoverato per diversi decenni nell'Ospedale psichiatrico di Sant'Agata a Mondragón.

Morì il 5 marzo 2014, in un altro ospedale psichiatrico a Las Palmas di Gran Canaria all'età di 65 anni.

poesie tradotte da Fabrizio Raccis 


La poesía destruye al hombre

La poesía destruye al hombre
mientras los monos saltan de rama en rama
buscándose en vano a sí mismos
en el sacrílego bosque de la vida
las palabras destruyen al hombre
¡y las mujeres devoran cráneos con tanta hambre
de vida!
Sólo es hermoso el pájaro cuando muere
destruido por la poesía.


La poesia distrugge l'uomo

La poesia distrugge l'uomo
come le scimmie salta di ramo in ramo
cercando invano se stesso
nella sacrilega foresta del vivere,
queste parole distruggono l'uomo
dove le donne divorano i teschi con tanta fame
di vita!
L'uccello è magnifico soltanto quando muore
distrutto dalla poesia.


Ars Magna

Qué es la magia, preguntas
en una habitación a oscuras.
Qué es la nada, preguntas,
saliendo de la habitación.
Y qué es un hombre saliendo de la nada
y volviendo solo a la habitación.


Ars Magna

Cos'è la magia, ti domandi
in una stanza oscura.
Che cos'è il nulla, ti domandi,
lasciando la stanza.
E cos'è un uomo che risale dal nulla
tornando da solo nella sua stanza?

A mi madre
(reivindicación de una hermosura)

Escucha en las noches cómo se rasga la seda
y cae sin ruido la taza de té al suelo
como una magia
tú que sólo palabras dulces tienes para los muertos
y un manojo de flores llevas en la mano
para esperar a la Muerte
que cae de su corcel, herida
por un caballero que la apresa con sus labios brillantes
y llora por las noches pensando que le amabas,
y dice sal al jardín y contempla cómo caen las estrellas
y hablemos quedamente para que nadie nos escuche
ven, escúchame hablemos de nuestros muebles
tengo una rosa tatuada en la mejilla y un bastón con
empuñadura en forma de pato
y dicen que llueve por nosotros y que la nieve es nuestra
y ahora que el poema expira
te digo como un niño, ven
he construido una diadema
(sal al jardín y verás cómo la noche nos envuelve)


A mia madre (rivendicazione di una bellezza)

Ascolta la notte come si strappa la seta
e la tazza di tè cade silenziosamente a terra
come per magia,
tu che hai soltanto parole dolci per i morti
portando in mano un mazzo di fiori
aspettando la morte
che cade dal suo destriero, ferita
da un gentiluomo che la cattura con le sue labbra lucenti
e piange di notte pensando a quanto lo amavi,
e dice: vai in giardino e guarda le stelle cadere,
parliamo a bassa voce affinché nessuno ci senta
vieni, ascoltami, parliamo delle nostre cose.
Ho una rosa tatuata sulla guancia e un bastone con
il manico a forma di anatra,
e dicono che piove per noi e che la neve è nostra
e ora che la poesia finisce
te lo dico come un bambino, vieni
ho costruito un fascio per noi.
(Esci in giardino e vedrai come ci circonda la notte)


El noi del sucre

Tengo un idiota dentro de mí, que llora,
que llora y que no sabe, y mira
sólo la luz, la luz que no sabe.
Tengo al niño, al niño bobo, como parado
en Dios, en un dios que no sabe
sino amar y llorar, llorar por las noches
por los niños, por los niños de falo
dulce, y suave de tocar, como la noche.
Tengo a un idiota de pie sobre una plaza
mirando y dejándose mirar, dejándose
violar por el alud de las miradas de otros, y
llorando, llorando frágilmente por la luz.
Tengo a un niño solo entre muchos, as
a beaten dog beneath the hail, bajo la lluvia, bajo
el terror de la lluvia que llora, y llora,
hoy por todos, mientras
el sol se oculta para dejar matar, y viene
a la noche de todos el niño asesino
a llorar de no se sabe por qué, de no saber hacerlo
de no saber sino tan sólo ahora
por qué y cómo matar, bajo la lluvia entera,
con el rostro perdido y el cabello demente
hambrientos, llenos de sed, de ganas
de aire, de soplar globos como antes era, fue
la vida un día antes
de que allí en la alcoba de
los padres perdiéramos la luz.


Il noi dello zucchero

Ho un idiota dentro di me, che piange,
chi piange e chi non sa, e guarda
soltanto la luce, la luce che non conosce.
Oh il bambino, lo stupido bambino, come se stesse fermo
in Dio, in un Dio che non conosce
ma sa amare e piangere, piangere di notte
come i bambini, per i figli del fallo
dolce e soffice al tatto, come la notte.
C'è un idiota in piedi su una piazza
guarda e si lascia guardare, lasciarsi guardare
come in preda ad uno stupro, attraverso una valanga
di sguardi altrui,
piangendo, piangendo fragile per la troppa luce.
Ho un figlio solo tra tanti, come
un cane bastonato sotto la grandine, sotto la pioggia,
sotto il terrore della pioggia che scende lui piange,
oggi per tutti, mentre,
il sole tramonta per lasciare che muoia, e arriva
per tutta la notte quel bambino assassino
che piange e non sa perché, perché non sa come farlo
soltanto adesso si è reso conto di come e perché deve uccidere,
sotto tutta quella pioggia,
con la faccia perduta e i capelli pazzi
affamato, pieno di sete, di desiderio d'aria,
nostalgico di gonfiare palloncini come prima, lo era
nella vita un giorno prima,
quello che sta lì in camera da letto.
Noi genitori perderemmo la luce.

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